Basilica dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini

Gli Interni

Battistero

Il percorso interno della basilica inizia dalla cappella del battistero con il fonte battesimale.
Le pareti della cappella presentano una zoccolatura in marmo, caratterizzata da una fascia orizzontale in marmo bianco di Carrara, recante l’iscrizione latina “In hoc sacro fonte B. Xav. Cabrini ex aqua et Spirito Sancto renata est A.D. MDCCCL idib Juliis” (in questo fonte battesimale la Beata Francesca Saverio Cabrnin è rinata da acqua e Spirito Santo nella anno del Signore 1850 il 15 luglio).
Il fonte battesimale, pregevole opera del XVII secolo è composto da una colonna e vera in marmo rosso, castello in legno e tamburo poligonale riccamente decorato con cariatidi e mascheroni, sormontato da un cupolino.

L’interno della Basilica è a croce latina a tre navate e riprende temi classici dell’architettura eclettica, con particolari richiami bizantini. Le decorazioni sono della Bottega “Taragni e Zanetti” di Bergamo mentre gli affreschi sono opera di Pasquale e Luigi Arzuffi, pittori bergamaschi. I mosaici sono opera di Ferdinando Bianchi.

Cappella della Madonna del Rosario

La cappella successiva è quella della Madonna del Rosario, qui in parte ricostruita per volere della Soprintendenza ai Monumenti, nel 1935.

La composizione spaziale della cappella conserva nel suo insieme le caratteristiche settecentesche, riproponendo lo schema architettonico originario con il riutilizzo di alcune delle antiche decorazioni a stucco e le tele di noti pittori lombardi del secolo XVII-XVIII. Le decorazioni di gusto rinascimentale sono interventi datati 1949 per opera del Taragni, mentre sono opera del pittore Pasquale Arzuffi i grandi dipinti a fresco sulle pareti laterali, raffiguranti San Pio V e la battaglia di Lepanto (destra) e La proclamazione del dogma dell'Assunta (sinistra), datati 1950.

Il punto centrale della cappella è l'altare, che si sviluppa secondo uno schema piuttosto consueto: un arco a tutto sesto con spalle strombate recanti sedici piccole tele dei misteri del Rosario, opere del XVIII secolo riconducibili a pittori  area Lombarda, che, a loro volta, fanno da cornice alla statua lignea della Madonna del Rosario, opera dello scultore Giuseppe Antonini, realizzata nel 1869.
Nella parte superiore dell'arco due angeli in stucco sorreggono una cimasa semicircolare che racchiude una pregevole tela raffigurante Dio Padre, opera attribuibile a Daniele Crespi (1590-1630).
La mensa presenta un paliotto con marmi di vari colori (grigio, rosso, bianco, giallo, nero) e racchiude al centro una specchiatura bianca con la Vergine Assunta intarsiata con filetto nero. La volta della cappella è ricca di decorazioni e cornici in stucco che racchiudono tre affieschi riportati su tela, con scene dello Sposalizio della Vergine, la Madonna del Rosario in trono fra Santi e la Presentazione della Vergine al Tempio; queste opere, sinorra attribuite al Morazzone, recentemente collocate vicino al gusto e alla tecnica pittorica di Tanzio da Varallo (1580 ca.-1635).

Cappella del Crocifisso

Nella navata sinistra, dopo la cappella di San Giuseppe, è collocata la cappella del Crocifisso, così comunemente chiamata, che ospita la pala d'altare, opera di Nazzareno Sidoli (1879-1970), e il simulacro del Cristo deposto.
Il dipinto, olio su tela (cm. 130x200), richiama in maniera verista il brano del Vangelo di Luca "Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio". (Lc 23,44)
L'opera, di effetto suggestivo, è una derivazione del celebre dipinto di Giudo Reni (1575-1642), realizzata dal pittore Sidoli nel 1934.

Le Vetrate

Proseguendo lungo la navata di sinistra, tre ampie vetrate colorate eseguite a "piombo" dal lodigiano Gaetano Bonelli, raffigurano alcuni momenti della vita di Santa Francesca Cabrini trascorsi in paese, mentre nella corrispettiva navata di destra si incontrano altre tre vetrate, raffiguranti la missione della Santa, eseguite, le prime due dalla Veder. Art della Fabbrica del Duomo di Milano su disegno di Fausto Codinotti e la terza da Gaetano Bonelli.

Cappella del Sacro Cuore

Alla sinistra del presbiterio troviamo la cappella del Sacro Cuore, che conserva un affresco riportato su tela comunemente indicato come Madonna della Mercede o Madonna della cintola. La provenienza del dipinto non è suffragata da valide documentazioni d'archivio, ma si ritiene che decorasse la quattrocentesca plebana di Santa Maria, che alla sua soppressione, venne trasportato nella chiesa di Santa Marta (demolita nel 1965) e, da qui, nell'attuale basilica. Dell'antico affresco si è conservata solo la parte centrale raffigurante la Madonna in trono col Bambino, e porzioni d'altre figure di santi e offerenti, opera che richiama l'impostazione e la tecnica della scuola di Bernardino Luini (1480/90-1532).

Presbiterio

Il presbiterio è l'elemento centrale della basilica: l'attuale configurazione è frutto della ristrutturazione eseguita nel 1968 per adeguare lo spazio liturgico alle direttive del Concilio Vaticano II.
Il progetto dell'architetto mons.Valerio Vigorelli, della Scuola Beato Angelico di Milano portò, nel 1968, alla rimozione dell'altare settecentesco in marmo con le relative balaustre e la conseguente modifica del presbiterio, inserendo al centro la nuova Mensa eucaristica.

Coro

Dal presbiterio si accede nell'ampio spazio del coro sulle cui pareti campeggiano i tre dipinti ad olio su tela (cm 280x240), con storie di Sant'Antonio abate, riconducibili all'opera del pittore milanese Donato Mazzolino, che fanno parte di una serie di sei quadri esistenti nell'antica parrocchiale, ora in parte dispersi. Le tele raffigurano rispettivamente Sant'Antonio abate e San Paolo eremita; Sant'Antonio con gli animali e la terza, la Gloria del Santo, che vede al centro della scena Sant'Antonio con la fluente barba bianca in saio marrone, le braccia aperte e gli occhi chiusi che viene sollevato verso il cielo da angioletti. Sul terreno un teschio e un libro aperto che richiama la Regola da lui scritta. A sinistra un angelo, con veste rosa e nocciola, con la spada in pugno caccia il demonio che, alle spalle del Santo, cerca di trattenerlo a terra per la veste.
Il coro della basilica, ad un solo ordine, è composto da 24 stalli laterali in legno di noce, con dossali divisi da lesene.
Le parti posteriori recano al centro una cornicetta rettangolare intagliata a rilievo, mentre lo stallo centrale è concluso da un piccolo fastigio. L'arredo ligneo, (secolo XVIIII), proviene, come la sacrestia, dal soppresso convento dei Frati Minori Cappucini.
Al centro del coro è collocata la consolle del grande organo, composta da tre tastiere, opera della casa Fratelli Costamagna di Milano, inaugurato il 27 marzo 1960. Lo strumento, diviso in due corpi sim-metrici, è montato sui matronei ai lati dell'altare maggiore ed è dotato di 40 registri sonori, con un complesso fonico di circa 3.000 canne.
Sulla parete centrale è posta la grande tela della Presentazione di Maria al tempio olio su tela (cm. 350x200) opera della seconda metà del XVI sec, che presenta al centro della composizione la figura di Maria Bambina con le mani giunte, chiome bionde e veste azzurra; alle sue spalle Sant'Anna che, con gesto amorevole, invita Maria a salire i gradini sopra i quali si erge la figura di un sacerdote, mentre, nell'angolo inferiore della tela, la figura di un mendicante segue con atteggiamento stupito la scena. L'opera è attribuibile ai modi del bergamasco Simone Peterzano (1540-1596), artista formatosi nel solco della tradizione veneta di Tiziano e attivo a Milano (1573-1596) per una committenza per lo più religiosa, e considerato maestro del giovane Michelangelo Merisi da Caravaggio, accolto nella sua bottega, per un periodo di quattro anni, "...per farne un artista autonomo"

Sagrestia

La sagrestia è un altro ambiente dove la memoria storica è strettamente legata alla borgata santangiolina. Infatti, parte dell'arredo, proviene dal convento dei Frati Minori Cappuccini attivo in Sant' Angelo Lodigiano dal 1607 al 1805.
Il mobile in noce, composto su più ordini, presenta una grande base con ante a battente con semplici specchiature rettangolari, mentre l'ordine intermedio è caratterizzato da una serie di piccoli cassetti e sportelli scorrevoli. L'ordine superiore è il più elaborato ed interessante; presenta una serie di aperture ad ante con specchiature incorniciate da modanature composite e una ricca cimasa che definisce la parte superiore.
Due tele raffiguranti rispettivamente Cristo e la Madonna occupano le specchiature delle ante centrali del mobile.
Sempre nella sagrestia, inserita in un dorsale in legno con cimasa elaborata con varie modanature e profilo triangolare, è collocata una pittura, olio su tela (cm 60x80) di grande atmosfera e composizione formale. Il dipinto, che presenta toni cromativi incupiti da patine di sporco e ridipinture, raffigura i personaggi della Sacra Famiglia in una composizione avvolgente con al centro il Bambino riverso sulle ginocchia della Madonna mentre volge il capo e protende le braccia verso San Giuseppe. Tutta l'opera è condizionata dagli atteggiamenti e dagli sguardi che i personaggi si scambiano, il dolce sorriso di Maria è rassicurato dal tranquillo viso paffuto di Gesù. Giuseppe, dallo sguardo pensieroso, avvicina la mano destra con atteggiamento di protezione verso il Bambino il quale, con le braccia protese all'indietro, cerca la barba bianca del padre, quasi volesse giocare. L'opera per i caratteri stilistici che presenta, sembra ascrivibile ad un artista lombardo-emiliano del secolo XVII, prossimo ai moduli della Bottega di Carlo Francesco Nuvolone (Milano 1609-1662).

Cappella del Santissimo Sacramento

Alla destra del presbiterio è collocata la cappella più importante della basilica, quella del Santissimo Sacramento dove i progettisti e i responsabili religiosi hanno, con profonda sensibilità e senso critico, collocato nel 1986 il nuovo tabernacolo opera di Gino Casanova, scultore della Scuola d'arte cristiana Beato Angelico di Milano, accostandolo alla tavola dell'Arcangelo Raffaele, con San Cristoforo e Tobiolo. Il dipinto, presente nella parrocchiale già nel secolo XVI, è una tavola lignea di pregevole fattura e valore artistico inizialmente attribuita al pittore piemontese Bernardino Lanino (1512-1583) allievo di Gaudenzio Ferrari (1475ca - 1564). La tavola analizzata e restaurata a cura dalla Soprintendenza ai Beni Artistici nel 2006, è stata ascritta alla nutrita serie di dipinti usciti dalla Bottega di Gaudenzio Ferrari ma, come precisato dai curatori del restauro: "nell'opera risulta difficile isolare le parti autografe del maestro dagli interventi dei collaboratori". Sicuramente il dipinto può essere attribuito ad uno dei più stretti collaboratori e socio di bottega, Gio-van Battista Della Cerva (Novara 1475ca-Milano 1580) con cui il Ferrari iniziò un rapporto di lavoro a partire dal 1537.
L'analisi della composizione, l'im postazione monumentale, la ricchezza dei panneggi - specie quello rosa dell'Arcangelo Raffaele inducono a ritenere che quest'an-cona sia comunque nata sotto la supervisione del Maestro e non può essere ascritta completamente alla mano del Della Cerva. Il dipinto eseguito ad olio su tre tavole lignee tra loro connesse (cm 147x140) è racchiuso in una cornice in legno di gusto rinascimentale, di recente fattura. La composizione si sviluppa intorno alla figura dell'Arcangelo Raffaele, ricordato nell'Antico Testamento come guaritore di Tobia protettore dei viaggiatori e accomunato a San Cristoforo patrono dei pellegrini, viandanti e barcaioli. L'opera, pur sviluppandosi in uno spazio ristretto, è ricca di elementi simbolici e personaggi con atteggiamenti in grado di creare una notevole carica emotiva: l'Arcangelo Raffaele che lascia il passo a chi sopraggiunge e, volgendo il capo verso Tobia, con la mano destra arresta il cammino del fanciullo che guarda con gli occhi stupiti l'Arcangelo. Dal lato sinistro sopraggiunge, con passo deciso, San Cristoforo che regge sulle spalle il Bambino ed ha tra le mani un bastone con una palma.
Il tabernacolo, opera dello scultore Gino Casanova della Scuola di arte cristiana Beato Angelico di Milano, rappresenta un grappolo di angeli in adorazione attorno alla preziosa ed artistica porticina che si usava nei giorni di grande solennità per il tabernacolo del vecchio altare maggiore.

Cappelle della navata laterale sinistra

Nella navata laterale sinistra, così per come quella destra, dopo i confessionali, la successione ad archi a tutti sesto definisce lungo la parete esterna quattro cappelle: 

  • La cappella di di Sant’Antonio Abate, contenente la statua del Santo Patrono

  • La cappella di San Francesco d’Assisi, con le spoglie di Mons. Enrico Rizzi, artefice della basilica

  • La cappella di Santa Francesca Cabrini

  • La statua di Sant’Antonio da Padova situata in un ambiente in prossimità della porta d’ingresso e delle scale per la cripta

Cappella di Santa Francesca Cabrini

Nell'originario progetto della nuova basilica di Sant'Antonio abate, il progettista, l'ingegnere Spirito Maria Chiappetta, non aveva previsto la cappella di Santa Francesca Saverio Cabrini. In seguito al processo di beatificazione di Madre Cabrini si decise di creare, all'interno della nuova chiesa, uno spazio che rendesse merito alla grande concittadina collocandolo in posizione speculare rispetto alla cappella della Madonna del Rosario.
L'ambiente è a pianta quadrata con spigoli smussati, le pareti dell'ordine inferiore sono suddivise verticalmente da paraste con capitelli compositi che sorreggono una architrave dalla quale si diparte la copertura voltata. Al centro della copertura si apre il tiburio ottagonale con bifore tramezzate da colonne di alabastro, la volta a spicchi si chiude con una raggiera che racchiude simboli cabriniani.
La cappella ospita, su un altare di marmo, un prezioso reliquiario contenente l'ulna del braccio destro della Santa. Il tempietto in bronzo dorato, dalle linee neoclassiche, è a base ottagonale con cimasa composta da due angeli che sorreggono uno scudo con i simboli della borgata. E’ opera dell'orafo Riccardo Politi di Milano. Sullo sfondo, un bassorilievo di marmo con angeli in preghiera.
Sulla parte centrale è collocato il quadro della Santa, opera del pittore Giovan Battista Galizzi di Bergamo (1882-1963), mentre sulle due pareti laterali, sono appese due grandi tele del pittore Cesare Secchi, raffiguranti l'assistenza agli emigranti e l'opera educativa fra la gioventù di Santa Cabrini.
L'ingresso è delimitato da balaustre in marmo bianco, da un cancello in ferro battuto e da due colonne rivestite in mosaico color oro.

Gli Affreschi

Abside centrale

L'affresco sopra il presbiterio rappresenta Santa Francesca Cabrini nella gloria dei santi. Nella parte sinistra la beatificazione (13 novembre 1938): da sinistra il card. Giorgio Mundelein, arcivescovo di Chicago, che aveva conosciuto Madre Cabrini; mons. Enrico Rizzi, parroco di Sant'Angelo Lodigiano; Papa Pio XI che la proclamò Beata e mons. Pietro Calchi Novati, vescovo di Lodi, che si recò negli Stati Uniti per la ricognizione della salma di Madre Cabrini. Nella parte destra la canonizzazione (7 luglio 1946): da destra il card. Federico Tedeschini, arciprete della basilica di San Pietro; mons. Nicola De Martino che dedicò tutta la sua vita alla divulgazione della santità della Cabrini; il card. Carlo Salotti, procuratore della canonizzazione, Papa Pio XII che la canonizzò e il parroco mons. Giuseppe Molti che portò a termine i lavori della basilica. Il dipinto, di Pasquale Arzuffi, è datato 1944.

Emiciclo centrale

Catino absidale di sinistra
Al centro, Papa Pio XII a cui vanno le genti di tutte le nazionalità. A sinistra gli iconoclasti che distruggono le immagini sacre, e Attila fermato da san Leone Magno. A destra il drago simbolo delle potenze infernali e Papa Gregorio IX che si abbandona tra le braccia di religiosi.

L'affresco, di Pasquale Arzuffi, è datato tra gli anni 1948 e 1950.

Catino absidale di destra
Al centro, Papa Leone XIII che indica a madre Francesca Cabrini la sua missione "Non all'Oriente, ma all'Occidente". Attorno al Papa le figure di mons.Giovanni Battista Scalabrini e mons. Geremia Bonomelli, i primi a percepire il problema dell'emi-grazione italiana. Ai lati, lo svolgimento della missione cabriniana.

L'affresco, di Pasquale Arzuffi, è datato tra gli anni 1948 e 1950.

Lunette dell’emiciclo centrale
Nelle quattro lunette dell'emiciclo centrale sono rappresentati i quattro evangelisti: San Marco, San Luca, San Matteo e San Giovanni; in stile michelangiolesco, dal pittore Pasquale Arzuffi.

Navata d’Ingresso

Vi sono rappresentati i Santi titolari delle chiese che fanno parte del Comune di Sant'Angelo Lodigiano: San Rocco e San Bartolomeo nei rispettivi rioni, Santo Stefano alla frazione Maiano e San Carlo Borromeo alla frazione Ranera.
Gli altri due affreschi rappresentano San Bassiano patrono della Diocesi di Lodi e le Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa fondatrici della Congregazione delle Suore di Carità, (presenti a Sant'Angelo Lodigiano dal 1860 per l'assistenza all'ospedale Delmati).
Opere di Luigi Arzuffi del 1950.