Chiesa di San Bartolomeo

La chiesa di San Bartolomeo è la chiesa più antica di Sant’Angelo Lodigiano, ed è situata nel borgo san Martino, una delle più antiche località di Sant'Angelo: essendo citata nel Medioevo come realtà autonoma, dotata di una propria chiesa denominata San Martino in Stabiello. Ne certifica l'esistenza un documento del XIII secolo riguardante l'esazione di fondi da parte del notaio pontificio Guala che, nell'anno 1261, per decisione di Papa Innocenzo IV raccoglie la cosiddetta "taglia" in Lombardia, ripartendone i carichi alle diocesi e, all'interno di esse, alle chiese. Il notaio Guala redige l'elenco di pievi (chiese matrici) con cappelle maggiori o minori tra cui ospedali e monasteri e per ognuna di esse è specificata la quota da versare. Da questo documento viene evidenziata la chiesa "madre" di Santa Maria in Sant'Angelo, da cui dipendono le chiese del Cogozzo e di San Martino in Stabiello che il documento indica alla destra dal Lambro, al di sotto della confluenza del Lambro meridionale. Sulla base di questo documento si può dedurre che l'attuale chiesa dedicata a San Bartolomeo è stata edificata nella zona geografica dove esisteva l'antica chiesa di San Martino in Stabiello.
Verso la fine del 1300 alla chiesa plebana di Santa Maria subentra, come chiesa parrocchiale, quella dedicata a Sant'Antonio abate, posta all'interno della cinta murata. Da questo momento i borghi di Santa Maria, del Cogozzo e di San Martino in Stabiello fanno parte di un'unica località.
Nel corso degli anni scompare il toponimo "Stabiello" ma rimane il nome di San Martino, che a sua volta dà il nome all'antico borgo santangiolino del quale è punto di riferimento la chiesa di San Bartolomeo.
Nel corso della sua storia, la chiesa di San Bartolomeo è stata centro vivo della religiosità santangiolina. Sentiti sono i festeggiamenti legati a San Bartolomeo e alla Madonna dell’Addolorata con la tradizionale recita dei setti dolori di Maria e del canto dello “Stabat Mater”.

La Storia

Il documento più antico in cui viene descritta la chiesa di San Bartolomeo, è il decreto della Visita pastorale effettuata dal vescovo monsignor Antonio Scarampo alla parrocchia di Sant'Angelo nell'anno 1573. Queste le disposizioni del vescovo: «Oratorio di San Bartolomeo. Il rettore con i redditi e elemosine e altro procuri di dorare e adornare (l'oratorio). E veda di provvedere i paramenti sia ad uso del sacerdote celebrante che per l'ornato della stessa chiesa. Il detto oratorio rimanga chiuso, ad eccezione del tempo nel quale si celebra. Ordiniamo che la cappella addossata alla parete esterna della stessa chiesa sia distrutta e il materiale venga utilizzato nella riparazione della stessa chiesa e nella sua decorazione». In maniera esplicita il documento denuncia lo stato di incuria della chiesa, trovata trasandata e spoglia di suppellettili sacre. Il vescovo ordina pertanto che sia abbellita e riparata con il materiale recuperato dalla demolizione di una cappella esterna.
Informazioni più puntuali sulla chiesa di San Bartolomeo provengono da una memoria dell'anno 1703, cui fa riferimento l'anonimo autore di un articolo apparso nel 1935 sul bollettino parrocchiale "L'Angelo in Famiglia": "La chiesa ha un altare di legno, mancano le due cappelle laterali e nelle nicchie vi sono le due statue di San Bartolomeo e di San Fermo. La statua della Madonna Addolorata con ai suoi piedi la statua di Cristo morto, benedetta dal rettore della parrocchia don Giuseppe Senna la quarta domenica di settembre del 1701, è posta nell'angolo a destra della chiesa, il tutto difeso da una vetrata e da una balaustra, alcuni anni dopo la statua è spostata in una nicchia posta al centro della parete absidale, dove rimane fino al 1887. Vi è un piccolo organo e sul campanile due sole campane.
Il 14 agosto 1812, l'altare di legno è sostituito con uno di marmo, opera settecentesca proveniente da una chiesa soppressa e il 19 agosto 1841 viene sostituito il pulpito di legno con uno di marmo".
Nel 1794 il campanile della chiesa doveva avere dimensioni modeste, lo si deduce da un documento, in data 10 febbraio, rivolto al Vescovo: "Anselmo Bossi priore e Gianbattista Cantoni vice priore della Dottrina Cristiana eretta nell'Oratorio di San Bartolomeo in S. Angelo, desiderano far alzare il campanile di detto Oratorio secondo il disegno che ossequiamente si esibisce".
Rilevante, sotto l'aspetto architettonico, il documento dell'anno 1787: "Gli abitanti del Sobborgo S. Martino desiderando di rinnovare il pavimento, far costruire le volte e due cappelle lateralmente del loro Oratorio sotto il titolo di San Bartolomeo, alfine di ampliarlo a maggior commodo per la Dottrina Cristiana ed a maggior gloria di Dio e del glorioso Apostolo, né potendo ciò effettuare senza uno speciale permesso di V.S. Rev.ma, perciò umilmente supplicano. Anselmo Bassi, Carlo Franco Tonolli, Michelangelo Saletta, Giuseppe Fedele Mariani, Maria Rozza, Francesco Bassi, Carlo Mariani, Dominico Semenza, Carlo Giovanni Calegari, Antonio Maria Vecchietti, Giobatta Cantoni, Domenico Cantoni, Piergiorgio Marazzi, Giuseppe Senna, Francesco Vitalone, Antonio Sali, Giacomo Mascheroni, Pierlino Amici".
La memoria storica dell'anonimo compilatore del Bollettino parrocchiale, fissa nell'anno 1842 "...un nuovo concerto di cinque campane, in sostituzione delle due esistenti sul campanile, la decisione è promossa da Silvestro Tonolli amministratore della chiesa di San Bartolomeo. Le campane fuse dalla ditta Crespi di Crema sono benedette l'11 luglio 1842 dal vescovo di Lodi monsignor Gaetano Benaglio e portano la dedica a San Martino, San Bartolomeo, San Mauro, San Fermo e San Giovanni Battista".
Altra opera da ascrivere all'iniziativa dell'amministratore Tonolli è la costruzione, nel 1851, di un nuovo e monumentale organo di 894 canne, affidato a Giuseppe Cavalli di Bergamo, con un costo di lire milanesi 3.500, in sostituzione di un organo precedente di cui viene conservata la cassa. L'organo è inaugurato il 28 settembre 1852, solennità della Beata Vergine Addolorata, dopo il positivo collaudo del maestro Giuseppe Vanelli.  Dal Chronicon parrocchiale, nell'elenco delle Confraternite, è annotata nel 1703 l'erezione "Nel V.to Oratorio di S. Bartolomeo la Confraternita della B. V. Addolorata". Una nuova statua della Madonna Addolorata, benedetta dal prevosto don Bassano Dedè nella festa dell'Addolorata del 1887, viene collocata nella nicchia di marmo che sormonta l'altare. E quello che ancora oggi è venerata.
Nel 1906 la chiesa è restaurata e dipinta dal pittore bergamasco Dante Carnelli (1869-1920) con il munifico concorso da Caterina Tonolli.
Nel 1950 è realizzata la nuova facciata in marmo con il mosaico rappresentante San Bartolomeo, opera di Fernando Bianchi (1910-1974).
Nel novembre 1955 la tela raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, posta nella cappella di sinistra, viene sostituita da quella rappresentante la concittadina Santa Francesca Cabrini. Il dipinto, offerto da Francesco Dornini, è opera del pittore Emilio Ravioli,
Altri restauri della chiesa sono compiuti nel 1961 dal pittore Cesarino Minestra e dallo stuccatore Anelli di Lodi.
Il 15 settembre 2013, memoria liturgica della Madonna Addolorata, sono stati benedetti gli imponenti restauri della chiesa.

L’Edificio

L'edificio ha un classico orientamento est-ovest con abside rivolto al sorgere del sole e facciata verso il tramonto, proprio la facciata, con il piccolo sagrato, è posta frontalmente e in perfetto asse con la strada proveniente dal vecchio guado (via San Bartolomeo) quasi voler fermare e controllare il viandante.
Esaminando la cartografia catastale, che dai primi decenni del XVIII secolo ha sistematicamente rilevato le trasformazioni del territorio, notiamo che la chiesa è edificata in prossimità dell'ar-gine del fiume in posizione isolata rispetto ad altri edifici. Nella carta catastale di Carlo VI si può notare un particolare interessante, la strada precedentemente descritta, via San Bartolomeo non ha sbocchi nella via San Martino. Si potrebbe quindi azzardare l'ipotesi che un tempo la strada proseguisse, verso il guado del Lazzaretto seguendo la costa dell'argine.
L'impostazione architettonica della chiesa, come la vediamo oggi, è il frutto di sostanziali trasformazioni condotte tra la fine del 1700 e i primi decenni del 1800. Si tratta di una chiesa ad unica navata centrale con abside semicircolare e due cappelle laterali, che le conferiscono la classica pianta a croce latina. La navata centrale, che con l'abside ha una estensione longitudinale di ml 22,70 e una larghezza di ml 8,55, è suddivisa in tre campate definite da archi che racchiudono la copertura a botte (h-ml8,60). Al termine della navata l'arco trionfale immette nel presbi-terio, anch'esso con una piccola campata voltata raccordata alla parete absidale con una copertura a catino.
Le cappelle laterali, che si aprono in corrispondenza della terza campata, formano il transetto della pianta a croce latina, hanno una profondità di ml 2,70 per una larghezza di ml 3,70, e presentano una copertura voltata a tutto sesto e un catino absidale a spicchi. L'interno della chiesa e illuminato da sei piccole finestre laterali, che si aprono al disopra del cornicione, e due grandi finestroni, nella parete absidale.
Il presbiterio, con abside semicircolare, è caratterizzato da un pregevole altare in marmo collocato nel 1812 e proveniente da una chiesa soppressa, come i due altari delle cappelle laterali realizzati nel 1847.
Proseguendo nella descrizione dell'edificio religioso vediamo ora gli spazi di servizio; nella parete sinistra del presbiterio si apre la porta che da accesso alla "nuova" sagrestia, costruita nel 1846 in aderenza al campanile. Del campanile non si hanno particolari notizie, ma dall'indagine sui materiali e particolari costruttivi si può affermare che la chiesa si è addossata e integrata con il campanile.
Dalla sacrestia, attraverso una nuova apertura, si accede alla ex cappella della Madonna del Buon Consiglio e quindi allo stanzino che un tempo comunicava con il pulpito (1841) posto sulla parete di destra della navata Dalla lettura dei documenti d'archivio si è portati a dedurre che le cappelle laterali siano state "costruite" ex novo nell'anno 1797 mentre l'intervento di restauro ha messo in evidenza, nell'indagine stratigrafica, un primo livello di intonacatura con decorazioni di gusto cinquecentesco. Ad ulteriore conferma della preesistenza delle cappelle possiamo esaminare la carta catastale di Carlo VI, un edificio articolato che presenta un ulteriore edificazione in corrispondenza dell'abside.

Gli Affreschi interni

La gran parte gli affreschi e gli stucchi che decorano le volte e le pareti della chiesa sono opera del pittore bergamasco Dante Carnelli che nel 1906, grazie alla generosità della signora Caterina Tonolli, ha ricevuto l'incarico di rifare ex-novo la fatiscente decorazione settecentesca preesistente.

Volte

Gli affreschi sulle volte delle due arcate centrali paiono essere finestre aperte sul Paradiso attraverso le quali possiamo contemplare la Beata Vergine Maria e San Bartolomeo in Cielo sulle nubi, circondati dagli angeli.
Ai lati degli affreschi della Madonna e di San Bartolomeo, sono raffigurati i quattro Evangelisti con accanto i propri simboli: San Marco con il leone, San Luca con il bue alato, San Matteo con l'angelo, San Giovanni con l'aquila.
Nella volta della terza campata, è raffigurato Cristo Re, seduto su un trono di nuvole, ai lati del quale, sono raffigurati San Martino e San Fermo, santi particolarmente venerati nella chiesa, in quanto uno patrono del borgo e l’altro protettore dei danni causati da temporali e fulmini.

Beata Vergine Maria Assunta in Cielo

San Bartolomeo glorificato in Cielo

San Marco

San Luca

San Matteo

San Giovanni

Cristo Re

San Martino

San Fermo

Abside e Presbiterio

La statua posta sopra all'altare la raffigura secondo l'iconografia classica della "Pietà" che Michelangelo ha immortalato nella scultura marmorea conservata nella basilica di San Pietro. Essa mostra il Cuore trafitto da sette spade, simbolo dei sette dolori che caratterizza la spiritualità della Confraternita dell'Addolorata fondata nella chiesa di San Bartolomeo dai Servi di Maria nel 1703.
La deposizione dalla Croce dipinta nel catino absidale da Dante Carnelli, ci fa meditare ulteriormente sul mistero di amore vissuto da Maria ai piedi della Croce. L'affresco mostra il corpo di Gesù deposto dalla croce mentre viene adagiato sul lenzuolo portato da Giuseppe d'Arimatea. Giovanni, il discepolo che Gesù amava, sorregge il capo e guarda con grande tenerezza il volto del Signore. Presso la croce è la Beata Vergine Maria, in piedi, con le braccia allargate, perché vuol essere Madre di Misericordia, che consola ed intercede. È addolorata ma non disperata, infatti guarda in alto ed apre il cuore alla Speranza, rappresentata dai tre raggi che illuminano la croce e assicurano che alla passione e alla morte in croce seguirà la Risurrezione. Dietro la B.V. Maria si scorgono le pie donne che guardano da lontano; si scorge inoltre la sagoma di una persona che volta le spalle e si allontana: forse rappresenta coloro che nella sofferenza e nella morte non si affidano al Signore e all'intercessione di Maria e di conseguenza non hanno alcuna possibilità di consolazione e di speranza. Nel bordo inferiore dell'affresco appena sopra il cornicione si legge la dedica: "In memoria di Giannoni Giov(anni) e Boggini Gius(eppina)".
L'iconografia della parte absidale è arricchita dal bassorilievo in stucco dello Spirito Santo in forma di colomba che si trova sulla volta sopra l'altare. Sui cartigli inseriti nella decorazione che contorna la raggiera dorata che fa da sfondo alla colomba dello Spirito Santo, sono riportati primi versetti dello "Stabat Mater" di Jacopone da Todi. Gli affreschi ai lati raffigurano San Pietro e San Paolo.
Sulla pareti del presbiterio, nella parte inferiore, sono dipinti i profeti Isaia e Geremia, mentre nella parte superiore sono raffigurati Mosè con le tavole della legge e il re Davide con la cetra. Al centro della volta sopra il presbiterio, l'affresco di Dio Padre creatore che si ispira al dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina.
Nel transetto, ai lati, vi sono due nicchie contornate da una cornice marmorea, con le statue policrome di San Bartolomeo con il simbolo del coltello (a sinistra) e di San Fermo con il simbolo della palma (a destra).

La statua della B.V. Addolorata posta nella nicchia che sormonta l’altare

Particolare dell’affresco nel catino absidale,
La deposizione della Croce

Lo Spirito Santo in forma di colomba

Dio Padre creatore

profeta Geremia

profeta Isaia

Mosè

Re Davide

Cappelle e nicchie laterali

Ai lati della prima campata centrale vi sono due cappelle: quella a sinistra è dedicata a Santa Francesca Cabrini, quella a destra è dedicata a San Mauro. Sono state realizzate nel 1797, quando è stato rinnovato il pavimento e si sono costruite le volte in muratura. Nel 1847 nelle cappelle è stato collocato un altare marmoreo.
La cappella, che si trova sul lato destro del presbiterio è la parte più antica del complesso architettonico della chiesa: infatti le volte e la decorazione sono cinquecentesche, così come la nicchia sulla parete destra. Nella cappella è collocato il quadro raffigurante San Postumio, patrono dei cordai, dato che nel quartiere fino a pochi decenni fa era fiorente la fabbricazione della corda. Nel dipinto, in basso a sinistra, in bella evidenza, sono raffigurati i gomitoli di spago, tipici della produzione santangiolina.
Sulle pareti della navata si aprono due nicchie: a sinistra, Santa Teresa di Lisieux, sullo sfondo è dipinta una scala che porta verso il Cielo, allude alla spiritualità propria dell'Ordine Carmelitano; a destra, la Madonna apparsa nel 1432 a Caravaggio alla contadina Giannetta. Nello sfondo il Santuario di Caravaggio e in basso a sinistra, in piccolo nascosto dalla cornice, il campanile della basilica di Sant'Angelo Lodigiano e la torre del castello
Lungo le pareti della navata sono appese le formelle della Via Crucis che sono state benedette il 17 Agosto 1859 dal Parroco monsignor Bassano Dedè.

Il quadro di Santa Cabrini nella omonima cappella

San Postumio, patrono dei cordai, posto nella cappella a lato del presbiterio

Il quadro di San Mauro nella omonima cappella

Santa Teresa di Lisieux

Madonna di Caravaggio

L’Oratorio festivo maschile

Sono molte le citazioni che testimoniano l'esistenza di una Scuola della Dottrina Cristiana all'Oratorio di San Bartolomeo. Ma soprattutto è la fondazione di un Oratorio festivo maschile nel 1879 ad occupare un posto di rilievo nella storia di San Bartolomeo. Così recita il citato "Chronicon": «8 giugno 1879 - Domenica della S.S. Trinità. Nella Chiesa di S. Bartolomeo di questo Borgo inaugurazione del nuovo Oratorio Festivo per i fanciulli sotto la invocazione della Immacolata Concezione, S. Filippo Neri, S.Luigi Gonzaga. Presenti n. 47 fanciulli, primo nucleo di questo Oratorio; presenti i Maestri, Assistenti e Operai». 
In occasione del Santo Natale dello stesso anno, i giovani dell'Oratorio inviano al Parroco e all'Assistente una lettera commo-vente, in cui esprimono la loro gratitudine per l'attuazione dell'Oratorio festivo. Sono trascorsi solo 33 anni da quando don Giovanni Bosco fonda nel 1846 a Torino il primo Oratorio maschile con l'intento di “...educare la gioventù, allevandola negli anni più pericolosi, istruendola ed avviandola alla pratica della religione e della virtù".
L'Oratorio di San Bartolomeo, sull'esempio del Santo piemontese, diventa non solo luogo di crescita cristiana ma punto di ritrovo dove svago e divertimento si esprimono attraverso rappresentazioni teatrali dedicate ai giovani, in una sala appositamente allestita a questo scopo, insieme a giochi allora in voga come il sollevamento di palloni areostatici. (19)
L'istituzione dell'Oratorio festivo maschile di Sant'Angelo,"destinato a fiorire fino ad essere modello di vita operosa in Diocesi", resta un punto fermo nella preparazione alla vita cristiana dei giovani santangiolini fino all'anno 1924, anno d'inaugurazione del nuovo Oratorio San Luigi di via Manzoni.