
Parrocchia Santo Stefano Protomatire
La parrocchia di Santo Stefano Protomartire comprende il territorio della frazione Maiano, situata a 1,2 chilometri a nord-est dal centro storico di Sant’Angelo Lodigiano. Il documento più antico che parla di questa località risale all’anno 836, quando un nobile di Milano chiamato Unger assegna al diacono Guazone i suoi beni, fra i quali compare Maliano. All’origine la località era chiamata Cassina Majano, mentre il toponimo Santo Stefano, parrebbe venire a seguito della costruzione di una cappella dedicata al primo martire della Chiesa, voluto dal vescovo Andrea nell’anno 970 e posto sotto la giurisdizione dell’abazia di San Pietro in Lodi Vecchio. Il culto di Santo Stefano era molto diffuso nell’Italia medievale, in conseguenza dei numerosi miracoli compiuti e dopo che nel 415, in Palestina, fu scoperto il suo sepolcro che contribuì ad incrementare ulteriormente la devozione.
Nel 1165 viene rinnovato il conferimento per feudo di alcune terre col diritto di decima (la decima parte delle rendite, dovuta alla Chiesa in forma di imposta), fra cui Maiano, da parte del vescovo Alberigo da Merlino a favore di Ottone Denario, dei suoi figli ed eredi.
Barnabò Visconti, nel 1349, si appropria dei beni episcopali, fra cui Sant’Angelo e Maiano, che vengono donati, nel 1370, alla moglie Regina della Scala.
Il conte Vittorio Bolognini, nell’anno 1534, mette in vendita la possessione di Maiano e la cappella, con il consenso del prevosto di Sant’Angelo e di Calisto Balarini, fittabile e priore nello stesso tempo. L’acquirente, Bassano Magnani, affida al prevosto e al priore-fittabile l’incarico di proseguire nell’amministrazione della chiesa. Con testamento 25 gennaio 1651, il possidente Domenico Favini della Galeotta designa la chiesa di Santo Stefano erede di tutti i suoi beni comprendenti numerosi terreni e stabili.
Nel 1683, la piccola chiesa comincia ad essere insufficiente per soddisfare l’afflusso della popolazione dagli agglomerati vicini; lo testimonia lo Stato d’Anime parrocchiale dell’anno 1620, che certifica 58 abitanti a Maiano, 158 alla Galeotta e 24 alla Resega. Si rende quindi necessario un ampliamento della chiesetta; vengono allargati il presbiterio, il coro e la sagrestia e costruite due arcate per consentirne l’allargamento, rimanendo inalterata la sola facciata. Come in tutte le chiese, anche quella di Maiano fu adibita al seppellimento dei defunti. Lo si rileva in alcuni documenti del 1683 e 1720 in cui si chiede l’autorizzazione al vescovo per la loro esumazione e collocazione in un luogo profano. Un’immagine con l’effigie della Beata Vergine dei sette dolori, viene benedetta il 27 marzo 1700, e nel 1772 con i proventi delle elemosine ed altre offerte viene acquistato un appezzamento di terreno. Sempre nel 1772 è collocato nella chiesa un pregevole altare di marmo (ancora oggi esistente) per un costo di 800 lire milanesi.
Le vicende della famiglia Tanzi. Due anni dopo, il 19 luglio 1774, il conte Antonio Tanzi acquista la possessione Maiano con l’annessa chiesa, i due mulini della Resega e alcune proprietà della Galeotta, incamerando anche i fondi lasciati in eredità alla chiesa dal Favini nel 1651.
Il proprietario inoltra una richiesta alla Giunta Reale per la concessione alla sua persona dell’amministrazione dei beni della chiesa. Il conte Antonio Tanzi, ottenuto il decreto favorevole, nomina amministratore della chiesa il suddiacono Siro Delmati, il futuro fondatore dell’omonimo ospedale santangiolino. Un calice d’argento con la sua patena è il primo regalo del conte.
Nell’anno 1801, il conte Ernesto Tanzi eredita i beni del defunto padre Antonio e, in compenso dei servigi resi, promette di cedere la chiesa a Siro Delmati. L’intesa non si conclude favorevolmente per sopravvenuti ripensamenti del proprietario.
Sono gli anni in cui l’edificio di culto assolve pienamente la sua funzione di aggregazione religiosa; è celebrata la Messa tutte le domeniche con la spiegazione della dottrina cristiana con grande concorso di popolo proveniente dalle cascine Bosarda, Galeotta, Gervasina e Triulzina e naturalmente Maiano, per cui si pensa ad un ampliamento della chiesa che si rivela ancora una volta inadeguata.